mercoledì 6 giugno 2012

PRESENTAZIONE SEMINARIO_ 30 MAGGIO

"…NEGLI SCARTI LE TRACCE DI UNA NUOVA ENERGIA"
Per un’architettura degli scarti: dall’architettura allo scarto; dallo scarto all’architettura

Più espelle roba più ne accumula. Sui marciapiedi avviluppati in tersi sacchi di plastica,
i resti di Leonia di ieri aspettano il carro dello spazza turino.
Non sono i tubi di dentifricio, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio,
ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana:
più che delle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate,
l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via
per far posto alle nuove”.
Italo Calvino, Le città Invisibili, p.117


 




RESIDUALE, ABBANDONO, SCARTO. Vocaboli che delineano il contesto derelitto, la cui estetica è tratta dalla casuale, povera, informale, disadorna periferia urbana: il cheap-scape a cui guarda l’architettura di F.O’Gehry. Una CASA. Una MOSTRA[1]: un accento sui materiali di scarto. “Negli scarti le tracce di una nuova energia”: (1) un’espressione per descrivere l’architettura di F.O.Gehry[2]; (2) uno spunto per proporre una riflessione sui processi compositivi che usano le sottovalutate potenzialità di materiali e spazi dimenticati. RICICLO. Lacerazioni e smagliature di tessuti, aree ed edifici dismessi, vuoti urbani, diventano occasione di ri-elaborazione nel progetto di architettura: da residuale a teatro di fenomeni di riappropriazione; da abbandono a ri-configurazione spaziale; da scarto a materiale da costruzione. Se l’estetica dello scarto decreta il passaggio da materiali e tecniche plastiche a oggetti estrapolati dal quotidiano nelle avanguardie Dada, Surrealiste e Pop Art, l’Anarchitecture di G.Matta-Clark, indaga le affinità tra architettura e scarto re-intepretando i tagli delle Carceri di invenzione di G.B.Piranesi. Guardare ad un’architettura mutuata da oggetti di scarto, riporta alla large environmental sculpture della Counter Culture e al dumpster diving della Garbage Architecture, substrato per le sperimentazioni di S.Bear, J.Habraken e M. Reynolds, che, spinti dall’idiosincrasia dell’usa-e-getta, individuano nei rifiuti materiali da costruzione. Intuizioni nodali per la decency delle costruzioni hands on nelle shantytowns di Hale County (RURAL STUDIO), per gli innesti costruttivi di un’Artificial Nature che rimanda al caos vitalistico dell’underground metropolitano (LOT-EK) e per una grammatica della realtà urbana di scarto (RECETAS URBANAS) degli anni ’90. Paesaggio-scarto, architettura-scarto, arte-scarto: anelli di un ecosistema i cui output sono convertiti in input attraverso inclusioni e connessioni. Un metodo che trova nei modelli di causa-effetto naturali il modo migliore per rispettare la natura; un approccio progettuale che trasformi il cheap-scape in valore, il dismesso in qualità e lo scarto in “traccia di una nuova energia".

[1] La retrospettiva The Architecture of Frank Owen Gehry del 1986, curata da Milton Friedman e organizzata nel Walker Ar Center di Minneapolis (che ha poi girato il mondo americano nelle città di Atlanta, Houston, Toronto, Los Angeles e New York).
[2] A.SAGGIO, “Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica”, Carocci, Roma, 2010, p.323








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